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Σάββατο 3 Νοεμβρίου 2018

Antonio Gramsci - Αντόνιο Γκράμσι...Politico, filosofo, giornalista e critico letterario italiano

Αποτέλεσμα εικόνας για Le “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci
...in the words of Antonio Gramsci himself (I'm sure you can understand Italian): “… Io stesso non ho alcuna razza; mio padre è di origine albanese, la famiglia scappò dall’Epiro durante la guerra del 1821, ma si italianizzò rapidamente. Tuttavia la mia cultura è italiana, fondamentalmente questo è il mio mondo;… L’essere io oriundo albanese non fu messo in giuoco, perché anche Crispi era albanese, educato in un collegio albanese”.
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Le “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci sono uno dei documenti più umani, e nello stesso tempo culturalmente e politicamente più importanti.
In primo piano sta una tragedia personale.
Sono, quasi tutte, lettere familiari. Le prime portano la data, del novembre 1926 allorquando Antonio Gramsci, segretario del PC d’Italia, fu arrestato nonostante non avesse violato alcuna legge e fosse un parlamentare. Arrestato, confinato, processato, condannato a vent’anni di reclusione. Le ultime risalgono all'inizio del 1937. Gramsci sta per morire: il fascismo è riuscito ad ucciderlo lentamente.
Le lettere sono indirizzate a due nuclei familiari. C'è la famiglia d’origine, sarda, numerosa. A casa, a Ghilarza, vivono il vecchio padre, la madre, le sorelle. Antonio è il quarto dei sette figli di Francesco Gramsci e di Peppina Marcias. Da tempo è lontano dai paesi natii, posti nel mezzo dell'isola («Come mi piaceva da ragazzo la valle del Tirso sotto San Serafino ...»), c'è tornato per pochi giorni due volte, di sfuggita. Quando viene arrestato ha trentacinque anni è un uomo giovane; quando muore, il 27 aprile 1937, ne ha appena compiuti quarantasei. I corrispondenti da casa, da Ghilarza, sono la madre, due delle tre sorelle, Teresina e Grazietta, oltre a un fratello minore, Carlo, che vive sul continente, a Milano.
L'altra famiglia, quella acquisita, è russa. La moglie, Giulia Schucht, gli ha dato due bambini, Delio e Giuliano. C’è una sorella maggiore di Giulia, Tatiana, l'unica costante corrispondente del detenuto. Tatiana è straordinariamente affettuosa verso il congiunto.
Tatiana, inoltre, trasmette desideri, richieste pratiche, domande culturali o giuridiche di Antonio, all'altro personaggio che sta un po’ nell’ombra ma sempre presente, l'amico più caro di Gramsci, Piero Sraffa. Questi, antifascista, torinese, vicino ai comunisti che ha conosciuto nella prima giovinezza (quelli dell'«Ordine Nuovo»), insegna a Cambridge ed è un economista di grande valore.
A volte nelle lettere, dibattendo di questa o quella questione (le razze, ad esempio) Antonio ne approfitta per fornire uno spaccato autobiografico, persino da albero genealogico: «lo stesso non ho razza; mio padre è di origine albanese recente (la famiglia scappò dall'Epiro dopo o durante la guerra del 1821 e si italianizzò rapidamente); mia nonna era una Gonzales e discendeva da qualche famiglia italo-spagnola dell'Italia meridionale (come ne rimasero tante dopo la cessazione del dominio spagnolo); mia madre è sarda per il padre e per la madre, e la Sardegna fu unita al Piemonte solo nel 1847 ... Tuttavia la mia cultura è italiana fondamentalmente e questo è il mio mondo».
Un altro tema delle lettere è quello dei figli, della loro crescita, della loro educazione. Delio è il più grande e Antonio, il padre, l'ha tenuto in braccio appena nato; Giuliano, invece, non ha mai potuto conoscerlo. Giulia ha lasciato l'Italia quando ne era incinta.
Il significato più vero della testimonianza di Antonio Gramsci, del suo martirio, è contenuto in una delle prime lettere alla madre (che morirà senza poterlo rivedere, così come il vecchio padre, che si spegnerà a settantasette anni di crepacuore alla notizia della morte del figlio). Antonio scrive alla mamma preoccupato che lei possa in qualche maniera «vergognarsi» dinnanzi agli altri perché lui è in carcere, non vuole che si turbi per qualunque condanna gli venga inflitta: «In fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho voluto mai mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione».
Gramsci si spegne nella clinica romana dove era ricoverato dal 24 agosto 1935. Si spegne all'alba del 27 aprile 1937. Da pochi giorni poteva considerarsi libero avendo scontato la pena che era stata ridotta, via via, dalle amnistie del regime (ma un questurino sostava comunque alla portineria della clinica e anche al funerale, seguito da Tatiana e dal fratello Carlo, vi erano più poliziotti che familiari). Gramsci, pensando, prima della crisi finale, a dove sarebbe potuto andare se fosse stato dimesso dalla casa di cura, aveva in mente due «rifugi», le due mete sentimentali delle sue lettere. Aveva chiesto alle sorelle di trovargli una camera a Santu Lussurgiu e aveva già pronta una domanda di espatrio per raggiungere Julca, Delio e Giuliano a Mosca.
Le “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci sono uno dei documenti più umani, e nello stesso tempo culturalmente e politicamente più importanti.
In primo piano sta una tragedia personale. Sono, quasi tutte, lettere familiari. Le prime portano la data, del novembre 1926 allorquando Antonio Gramsci, segretario del PC d’Italia, fu arrestato nonostante non avesse violato alcuna legge e fosse un parlamentare. Arrestato, confinato, processato, condannato a vent’anni di reclusione. Le ultime risalgono all'inizio del 1937. Gramsci sta per morire: il fascismo è riuscito ad ucciderlo lentamente.
Le lettere sono indirizzate a due nuclei familiari. C'è la famiglia d’origine, sarda, numerosa. A casa, a Ghilarza, vivono il vecchio padre, la madre, le sorelle. Antonio è il quarto dei sette figli di Francesco Gramsci e di Peppina Marcias. Da tempo è lontano dai paesi natii, posti nel mezzo dell'isola («Come mi piaceva da ragazzo la valle del Tirso sotto San Serafino ...»), c'è tornato per pochi giorni due volte, di sfuggita. Quando viene arrestato ha trentacinque anni è un uomo giovane; quando muore, il 27 aprile 1937, ne ha appena compiuti quarantasei. I corrispondenti da casa, da Ghilarza, sono la madre, due delle tre sorelle, Teresina e Grazietta, oltre a un fratello minore, Carlo, che vive sul continente, a Milano.
L'altra famiglia, quella acquisita, è russa. La moglie, Giulia Schucht, gli ha dato due bambini, Delio e Giuliano. C’è una sorella maggiore di Giulia, Tatiana, l'unica costante corrispondente del detenuto. Tatiana è straordinariamente affettuosa verso il congiunto.
Tatiana, inoltre, trasmette desideri, richieste pratiche, domande culturali o giuridiche di Antonio, all'altro personaggio che sta un po’ nell’ombra ma sempre presente, l'amico più caro di Gramsci, Piero Sraffa. Questi, antifascista, torinese, vicino ai comunisti che ha conosciuto nella prima giovinezza (quelli dell'«Ordine Nuovo»), insegna a Cambridge ed è un economista di grande valore.
A volte nelle lettere, dibattendo di questa o quella questione (le razze, ad esempio) Antonio ne approfitta per fornire uno spaccato autobiografico, persino da albero genealogico: «lo stesso non ho razza; mio padre è di origine albanese recente (la famiglia scappò dall'Epiro dopo o durante la guerra del 1821 e si italianizzò rapidamente); mia nonna era una Gonzales e discendeva da qualche famiglia italo-spagnola dell'Italia meridionale (come ne rimasero tante dopo la cessazione del dominio spagnolo); mia madre è sarda per il padre e per la madre, e la Sardegna fu unita al Piemonte solo nel 1847 ... Tuttavia la mia cultura è italiana fondamentalmente e questo è il mio mondo».
Un altro tema delle lettere è quello dei figli, della loro crescita, della loro educazione. Delio è il più grande e Antonio, il padre, l'ha tenuto in braccio appena nato; Giuliano, invece, non ha mai potuto conoscerlo. Giulia ha lasciato l'Italia quando ne era incinta.
Il significato più vero della testimonianza di Antonio Gramsci, del suo martirio, è contenuto in una delle prime lettere alla madre (che morirà senza poterlo rivedere, così come il vecchio padre, che si spegnerà a settantasette anni di crepacuore alla notizia della morte del figlio). Antonio scrive alla mamma preoccupato che lei possa in qualche maniera «vergognarsi» dinnanzi agli altri perché lui è in carcere, non vuole che si turbi per qualunque condanna gli venga inflitta: «In fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho voluto mai mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione».
Gramsci si spegne nella clinica romana dove era ricoverato dal 24 agosto 1935. Si spegne all'alba del 27 aprile 1937. Da pochi giorni poteva considerarsi libero avendo scontato la pena che era stata ridotta, via via, dalle amnistie del regime (ma un questurino sostava comunque alla portineria della clinica e anche al funerale, seguito da Tatiana e dal fratello Carlo, vi erano più poliziotti che familiari). Gramsci, pensando, prima della crisi finale, a dove sarebbe potuto andare se fosse stato dimesso dalla casa di cura, aveva in mente due «rifugi», le due mete sentimentali delle sue lettere. Aveva chiesto alle sorelle di trovargli una camera a Santu Lussurgiu e aveva già pronta una domanda di espatrio per raggiungere Julca, Delio e Giuliano a Mosca.
LIBRI DI ANTONIO GRAMSCI
Politico, filosofo, giornalista e critico letterario italiano.
Tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia. Mandato al confino e incarcerato dal regime fascista nel 1926, Gramsci passò i suoi ultimi anni di vita in carcere, dove continuò a scrivere. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, gli venne concessa la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove passò gli ultimi due anni di vita. 
I suoi scritti – analisi puntuali e pregnanti della struttura culturale e politica della società italiana nei primi trent'anni del novecento – sono da considerarsi fra i risultati più alti della tradizione filosofica marxista. Uno dei principali contributi di Grams..
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ΟΙ ΘΕΣΕΙΣ ΤΗΣ ΛΥΩΝ  Î™Î£Î¤ÎŸÎ¡Î™ÎšÎŸÎ£ ΥΛΙΣΜΟΣ  ÎŸÎ™ ΔΙΑΝΟΟΥΜΕΝΟΙ  Î“ΙΑ ΤΟΝ ΜΑΚΙΑΒΕΛΙ... Î ÎŸÎ›Î™Î¤Î™ÎšÎ‘ ΚΕΙΜΕΝΑ
Αντόνιο Γκράμσι - Antonio Gramsci
...ήταν ο τέταρτος γιος σε μια οικογένεια με επτά αγόρια, με πατέρα τον αλβανικής καταγωγής Φραντσέσκο Γκράμσι 
O Γκράμσι, αν και διεθνιστής, είχε βαθιές ρίζες στη Σαρδηνία και έτσι σχετίστηκε με το αυτονομιστικό κίνημα του νησιού. Αντιλαμβανόταν την αυτονομία σαν κίνημα των φτωχών του Νότου που αισθάνονταν την εκμετάλλευση και την εγκατάλειψη της κεντρικής εξουσίας της Ρώμης.
Η άνοδος των φασιστών στην εξουσία είχε ως αποτέλεσμα να τεθούν εκτός νόμου το Κ.Κ.Ι. και οι άλλες δημοκρατικές οργανώσεις και να συλληφθούν οι ηγέτες τους, ανάμεσα στους οποίους και ο Γκράμσι. Στη δίκη που ακολούθησε, καταδικάστηκε σε εικοσαετή φυλάκιση. Αλλά και μέσα στη φυλακή ο Γκράμσι δε σταμάτησε ν’ αγωνίζεται. Μελετά και γράφει με σκοπό να προετοιμάσει ένα μεγαλόπνοο έργο πάνω στα θεωρητικά και πρακτικά προβλήματα του εργατικού κινήματος και τα εθνικά και πολιτιστικά προβλήματα της Ιταλίας. Ατυχώς το έργο αυτό δεν ολοκληρώθηκε ποτέ, διότι υπήρξε στο μεταξύ επιδείνωση τής ήδη κλονισμένης από τις κακουχίες υγείας του που τον οδήγησε στο θάνατο στις 27 Απριλίου 1937.
Άφησε έναν τεράστιο όγκο δοκιμίων, άρθρων και σημειώσεων, που εκδόθηκαν για πρώτη φορά ύστερα από τον πόλεμο και που επηρέασαν και επηρεάζουν την σύγχρονη κίνηση των ριζοσπαστικών ιδεών σε όλον τον κόσμο και τη μετα-μαρξιστική θεώρηση.
Ο Γκράμσι εστίασε έτσι στην ιδέα (με την πλατωνική θεώρηση των Ιδεών) της Ιδεολογίας, που ο Μαρξ αποκαλούσε λανθασμένη συνείδηση (οι πολιτισμικοί θεσμοί που αναφέρθηκαν ανωτέρω και που νομίζουμε ότι ρυθμίζουν τη ζωή μας, λανθασμένως βεβαίως κατά τον Μαρξ). Η ιδέα της Ιδεολογίας ορίζεται ως ένα μίγμα αξιών, αντιλήψεων και συμπεριφορών μέσω των οποίων αντιλαμβανόμαστε τον υπάρχοντα κόσμο και συνδεόμαστε μαζί του. Με την έννοια αυτή ο Γκράμσι εννοούσε ότι δεν βλέπουμε τον κόσμο με ουδέτερο αντικειμενικό τρόπο αλλά υπό την οπτική εκείνη γωνία που καθορίζεται από συμπεριφορές τις οποίες θεωρούμε δεδομένες... https://el.wikipedia.org/wiki/%CE%91%CE%BD%CF%84%CF%8C%CE%BD%CE%B9%CE%BF_%CE%93%CE%BA%CF%81%CE%AC%CE%BC%CF%83%CE%B9
ΓΡΑΜΜΑΤΑ ΑΠΟ ΤΗ ΦΥΛΑΚΗ
Διαβάζοντας κείμενα του Αντόνιο Γκράμσι, ιδιαίτερα τα γράμματά του από τη φυλακή, νιώθει κανείς έντονα πως θεμελιακά στοιχεία της προσωπικότητας αυτού του άρρωστου, βασανισμένου ανθρώπου - χώρια από την αξιοπρέπεια, την ηθική και πνευματική εντιμότητα και συνέπεια, την ισχυρή θέληση και την καρτερική αντιμετώπιση της μαρτυρικής του ζωής - είναι το πνευματικό εύρος, το οξύ κριτικό μυαλό και η ανθρωπιά, μια βαθύτατη έμφυτη ανθρωπιά, ολοκληρωμένη με την πνευματική και ψυχική καλλιέργεια.
 Î Î‘ΡΕΛΘΟΝ ΚΑΙ ΠΑΡΟΝ  
Ο τόμος αυτός, όγδοος στην σειρά των έργων του Αντόνιο Γκράμσι, είναι ένας τόμος διαφορετικός από τους προηγούμενους. Αποτελεί μια συλλογή των σημαντικότερων κειμένων του που κυκλοφόρησαν στην Ελλάδα με αφορμή την συμπλήρωση σαράντα χρόνων από την έκδοση των "Διανοουμένων".
Το όνομα του Γκράμσι είναι πλέον σταθερό σημείο αναφοράς σε Ανατολή και Δύση, στην Ευρώπη και τις ΗΠΑ, στην Λατινική Αμερική και την Ιαπωνία. Παντού υπογραμμίζεται η ευρύτητα των θεμάτων της αντίληψής του, η πρωτοτυπία των τοποθετήσεών του και ο πλούτος των εφαρμογών όπου η σχέση ανάμεσα στην βούληση, την δράση των ανθρώπων και τις αντικειμενικές συνθήκες, καθορίζεται χωρίς στερεότυπα και δογματισμούς.
Γι' αυτό και διαρκώς μας αιφνιδιάζει με την ορμητική επικαιρότητά του που αποκαθιστά την φιλοσοφία της πράξης ως μια ζωντανή μέθοδο που επιτακτικά θέτει εκ νέου το ζήτημα της ανανέωσης του κινήματος, το ζήτημα του επανακαθορισμού των στρατοπέδων και της ανάδειξης των υπαρκτών κινητήριων δυνάμεων αλλαγής ενός κόσμου που διολισθαίνει σταθερά στην βαρβαρότητα.
Σε αυτόν όμως τον επανακαθορισμό θέτει έναν αποφασιστικό όρο. Όντας απόλυτα εχθρικός σε μιαν αμοραλιστική προσέγγιση της πολιτικής, ο Γκράμσι λόγω και έργω δηλώνει την βαθιά του πεποίθηση για την σύνδεση ηθικής και πολιτικής. Γι' αυτό και εμφαντικά επιμένει ότι το κύρος του νέου ιστορικού μπλοκ δεν μπορεί να στηριχθεί μονομερώς στην υλική ή τυπικά ιδεολογική υπεροχή. Εχει ανάγκη και την ηθική νομιμοποίησή του. Αυτό το ριγμένο, ιδιαίτερα στις μέρες μας, στα αζήτητα αξιακό στοιχείο, είναι που ο μεγάλος Ιταλός στοχαστής εναγώνια αναζήτησε και στο τέλος ανέδειξε ως αδιαπραγμάτευτη προϋπόθεση για τον όποιο σοσιαλισμό στο μέλλον ήθελε αποτολμηθεί.
Εργαλείο μνήμης, αναστοχασμού, γνωριμίας με το πλέον ουσιαστικό, αντιπροσωπευτικό και διαχρονικό κομμάτι του έργου του, αλλά και εργαλείο κριτικής επαναθεμελίωσης του παρόντος με στόχο το μέλλον, φιλοδοξεί να είναι, λοιπόν, η παρούσα έκδοση στα χέρια του ενεργού αναγνώστη/πολίτη. Τόσο αυτού που για πρώτη φορά τον προσεγγίζει, όσο κι εκείνου που γνωρίζοντάς τον ήδη, θεωρεί οργανική του ανάγκη τον σταθερό διάλογο μαζί του.
ΓΙΑ ΤΗΝ ΑΛΗΘΕΙΑ Ή ΓΙΑ ΤΟ ΝΑ ΛΕΜΕ ΤΗΝ ΑΛΗΘΕΙΑ ΣΤΗΝ ΠΟΛΙΤΙΚΗ
Δεν μιλώ ποτέ για την αρνητική πλευρά της ζωής μου. Πρώτ' απ' όλα γιατί δε θέλω να παραπονιέμαι - ήμουν ένας μαχητής που δε στάθηκε τυχερός στην άμεση πάλη κι οι μαχητές Δεν μπορούν και δεν πρέπει να ελεεινολογούν τη μοίρα τους επειδή πάλεψαν όχι γιατί τους εξανάγκασε κανείς, αλλά γιατί το θέλησαν οι ίδιοι συνειδητά".

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