Σελίδες

Δευτέρα 26 Μαρτίου 2018

...μη σας ξεγελούν τα χαμόγελα μας, είμαστε όλες νεκρές...

Φωτογραφία του Ioannis Skarlatos.
"Μη σας ξεγελούν τα χαμόγελα μας, είμαστε όλες νεκρές.
Μας βιάσαν, μας κατακρεουργήσαν με χτυπήματα, μας πυροβόλησαν.
Ακρωτηριάσαν τα γεννητικά μας όργανα, και τα φιλμάρανε, γελώντας πάνω μας.
Ήμασταν ένοχες γιατί εξεγερθήκαμε, ένοχες! γιατί γυναίκες που πήραν ένα τουφέκι, 
μα ήμασταν μονάχα κορίτσια.
Υποφέραμε από την πείνα, είχαμε ενθαρρυντικά βλέμματα από αυτούς που είχαν 
λιγότερα από εμάς, χαμογελάσαμε, κλάψαμε, τρομοκρατηθήκαμε, σκεφτήκαμε ότι 
θα τα καταφέρναμε στην αδιαφορία του κόσμου που μας θαύμαζε και δεν μας στήριξε.Τελείωσε όπως το γνωρίζαμε, δεν ήταν ένα παραμύθι η ιστορία μας. 
Ή ίσως υπήρξε κάτι τέτοιο στην διάρκεια του χρόνου μιας φευγαλέας στιγμής".
...οι μαχήτριες Κούρδισες που πέθαναν στο Αφρίν, Μάρτης 2018.

Athens Solidarity Afrin  

Ioannis Skarlatos
Foto by Maurizio Boltrini  
https://www.facebook.com/ioannis.skarlatos.3/posts/10213930160665383

...πάντα γελαστές, περιποιημένες, αισιόδοξες, αγωνίστριες, 

αλλά και προδομένες από τους "συμμάχους" τους.

Le donne curde che combattono contro l'Isis Campo militare femminile
Chi sono le donne curde, 
combattenti coraggiose che si oppongono all’Isis
di Beatrice Elerdini
Chi sono le donne curde, combattenti coraggiose che si oppongono all’Isis? Sono il volto semi-sconosciuto del mondo islamico, che ha...... scelto di schierarsi contro l’oppressione del terrorismo fondamentalista islamico. I media occidentali hanno parlato di queste donne che hanno scelto di imbracciare le armi contro uno dei nemici più forti di questi tempi, ma forse non lo hanno fatto con la stessa enfasi con cui mostrano costantemente il lato più violento dell’Islam, i messaggi di minaccia dell’Isis e i suoi video di decapitazione. Le donne curde sono portatrici sane di un messaggio di pace e democrazia, in una terra che da troppo tempo è travolta dal sangue e dalla violenza.
Le donne curde, ogni giorno della loro vita, imbracciano il kalashnikov per lottare contro l’oppressione dei regimi e dei vecchi modelli feudali e patriarcali. Sono ben coscienti che sia sbagliato uccidere, tuttavia non hanno altra alternativa. E badate bene, sono contro i regimi del mondo islamico, non contro l’Islam inteso come religione: sostengono infatti che non si tratti affatto di una religione oppressiva e misogina, del resto la linea folle e violenta dell’Isis, non ha nulla a che vedere con la religione di Allah.
L’obiettivo finale delle combattenti curde non si limita tuttavia alla sconfitta dei regimi fondamentalisti e delle orde di terroristi dell’Isis, loro hanno l’ambizione di ricostruire una società nuova, che volga al recupero delle radici culturali, da troppo sopite sotto il manto soffocante della realtà odierna.
Si tratta di donne degne di medaglie al valore: hanno scelto di non rimanere imprigionate nelle briglie di una sistema che ha annullato la libertà civile e in particolare quella delle donne, hanno deciso di diventare protagoniste del cambiamento. Si sono armate fino ai denti per garantire la sicurezza propria e dei propri cittadini, gettando nel contempo le basi per costruire una nuova società democratica, basata sull’eguaglianza effettiva tra i generi.
LE DONNE CURDE E I CURDI
Le donne curde appartengono all’Ypg, un’organizzazione creata per garantire l’autonomia del Kurdistan siriano sia dinanzi al regime di Assad che ai tagliagole dell’Isis e simili, come ad esempio Al Nousra. La loro battaglia ha avuto inizio nel settembre del 2014, quando l’Isis lanciò un’offensiva totale contro Kobane: in quel momento i membri delle Unità femminili di protezione e una milizia curda maschile indipendente decisero di schierarsi contro l’avanzata degli estremisti islamici.
I curdi che combattono lo Stato Islamico sono un gruppo piuttosto eterogeneo di militanti che hanno messo da parte le loro diversità politiche per unirsi contro il nemico comune, ovvero l’Isis. Nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, accanto alle forze governative del PDK, ci sono quelle dell’UPK, l’Unione Patriottica del Kurdistan, e anche gli uomini del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Secondo quanto dichiarato dalla Nbc, un terzo dei combattenti delle Unità di protezione curde sono donne: se ne contano circa 10mila. La maggioranza di loro è single e viene sottoposta ad allenamenti fisici durissimi: possono dormire al massimo sei ore e si alzano all’alba per i turni di sorveglianza. Hanno abbandonato tutta la loro vita per sostenere la causa del popolo curdo.
LA VITTORIA DI KOBANE
Kobane, città situata al nord della Siria, è stata per lungo tempo sotto il controllo dell’Isis. Dopo diversi mesi di battaglie e resistenza, la città è stata liberata: l’organizzazione terrorista ha ammesso la sconfitta. Tra le macerie è stata posta una fotografia di Abdulá Ocalan, il fondatore del movimento indipendentista curdo.
Un simbolo di speranza per le donne: Ocalan infatti, ha combattuto contro l’infibulazione nel Kurdistan iracheno, dove ancora si pratica la mutilazione dei genitali femminili.
TESTIMONIANZE DI DONNE CURDE
Hasrad è una ragazza curda, orgogliosa di lottare contro il terrorismo: ‘Contro uomini che stuprano e vendono donne. Saremmo capaci di suicidarci per evitare di essere schiave. Qui non sono libera, ma lotto e resisto per esserlo’. Secondo Berman, una combattente curda di 28 anni, l’80% della vittoria di Kobane è stata possibile grazie alle donne. In un reportage della Bbc, la ventenne Pervin Agri, ha raccontato: ‘Prima di Kobane la gente non credeva nelle donne. Pensavano che fossimo inutili nella guerra contro Isis. Invece vincendo abbiamo dimostrato che non è così. Le donne lottano e proteggono. Le donne daranno vita ad una nuova generazione a Rojava (Kurdistan siriano)’.
Le donne curde sono il simbolo della forza, la dimostrazione che con l’ardore della speranza si può arrivare molto lontano.

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